Le osteotomie sono interventi chirurgici nei quali, mediante uno o più tagli ossei, si possono correggere deformità ossee congenite, evolutive o post traumatiche come le fratture. Le ossa più frequentemente coinvolte in questo tipo di chirurgia sono la parte bassa del femore e quella alta della tibia (quindi in prossimità del ginocchio).
Le indicazioni attuali comprendono, oltre che le suddette deformità, anche le degenerazioni artrosiche sintomatiche della parte di articolazione sovraccaricata a causa della deviazione assiale.
Le controindicazioni comprendono uno stato artrosico avanzato e diffuso a tutta l’articolazione (soprattutto di quella parte di articolazione che verrebbe maggiormente caricata dalla modifica (post-osteotomia) dell’asse di carico; età adolescenziale nella quale le cartilagini di accrescimento sono ancora aperte; stato di grave osteoporosi; alcune patologie metaboliche e/o neurologiche ecc.
Questo tipo di metodica fu già descritta addirittura nel 16° secolo, dove, mediante la frattura dell’osso da trattare, si correggeva la deformità per poi immobilizzarla in una posizione fisiologica.
Con il passare degli anni, fino ad arrivare ai giorni nostri, le tecniche chirurgiche, e le strumentazioni per l’esecuzione di questa procedura chirurgica, si sono evolute moltissimo, fino addirittura ad arrivare a pianificare l’intervento (per i casi complessi) con una scansione TAC e la successiva produzione computer assistita di speciali maschere che vengono fissate all’osso guidando il chirurgo nell’esecuzione dei tagli ossei. Eseguiti i tagli ossei, il tutto viene mediamente fissato con placche e viti molto resistenti che permettono, nella maggior parte dei casi, di esercitare un carico praticamente immediato sull’arto operato.
Per fare degli esempi pratici, spesso sentiamo parlare di ginocchia vare o valghe indicando rispettivamente le ginocchia a parentesi (o da cavallerizzo) o le ginocchia ad “X”; in questi casi fino a certi gradi di deformità, che sono compresi entro circa 5° in varo o valgo rispetto alle ginocchia dritte, si ritiene che l’asse di carico sia fisiologico, ma superati questi gradi le ginocchia e l’intero arto inferiore subiscono sollecitazioni superiori alla norma, mettendo a maggior rischio di usura e/o lesione, le strutture articolari come i menischi e le cartilagini. Maggiore è la deformità e maggiore sarà il rischio di sviluppare queste problematiche… un po’ come le ruote delle macchine che consumano più velocemente una parte del copertone quando la convergenza non è parallela.
I sintomi clinici di queste conseguenti patologie articolari sono tipicamente il dolore, il gonfiore (versamento articolare), la limitazione dell’articolarità ed eventualmente anche una sensazione di instabilità.
I risultati di questo tipo di chirurgia, con le corrette indicazioni, sono molto soddisfacenti con notevole riscontro clinico da parte dei pazienti che riescono ad aumentare nuovamente il loro livello di attività, spesso ritornando anche allo sport.