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CHIRURGIA ORTOPEDICA DEL GINOCCHIO

La combinazione di fattori genetici e abitudini di vita può modificare lo sviluppo delle strutture articolari delle ginocchia. Le alterazioni che ne derivano danno origine a patologie più o meno sintomatiche durante la crescita, sempre più invalidanti col passare del tempo e l’aumentare dell’attività fisica e sportiva.

I trattamenti risultano più o meno invasivi a seconda della gravità e dello stadio delle alterazioni. Una diagnosi tempestiva ed un trattamento specifico sono quindi fondamentali per ottenere buoni risultati a distanza e prevenire gravi disabilità.

Cause più frequenti

  • Ginocchio Varo o Valgo (congenito, evolutivo, post-traumatico)
  • Patologia Femoro-Rotulea (sovraccarico funzionale, squilibrio, displasie, instabilità)
  • Patologia della Cartilagine Articolare (osteocondriti dissecanti, condropatie secondarie)
  • Patologia della Cartilagine di Accrescimento (osteocondrosi, asimmetria di accrescimento) 

Alterazioni di asse: ginocchio varo o valgo

Tali deformità ossee possono essere presenti dalla nascita, svilupparsi durante l’accrescimento o essere una conseguenza di usura articolare o di fratture. In caso di importanti deformità l’intero arto inferiore subisce sollecitazioni superiori alla norma, aumentando il rischio di usura e lesione dei menischi e della cartilagine articolare.

I sintomi clinici di queste conseguenti patologie articolari sono dolore, gonfiore, limitazione dell’articolarità ed una possibile sensazione di instabilità. Specie per i bambini, la soluzione può essere conservativa, con l’utilizzo di plantari e tutori per controbilanciare le deformità.

L’approccio chirurgico, invece, varia in base alle caratteristiche del paziente e della deformità. Per pazienti in età evolutiva, sfruttiamo le capacità di allungamento delle ossa, “frenando” la crescita nella parte più sviluppata (emi-epifisiodesi), grazie a sistemi temporanei e mini-invasivi.

Per soggetti in età adulta la correzione è invece immediata, tramite uno o più tagli ossei (osteotomie). Le più importanti indicazioni ad osteotomie sono: ginocchio valgo, varo, recurvato o procurvato e deformità in esiti di fratture femorali e/o tibiali.

Le ossa più frequentemente coinvolte in questo tipo di chirurgia sono la parte bassa del femore e quella alta della tibia (quindi in prossimità del ginocchio). La continua evoluzione di queste tecniche garantisce precisione e soddisfazione del paziente, con tempi di recupero sempre più rapidi.

La patologia femoro-rotulea

L’articolazione femoro-rotulea risulta al centro di tutto l’arto inferiore ed ogni alterazione biomeccanica, a partire dal cingolo pelvico fino ai piedi, si riflette sul suo buon funzionamento. 

Tipico delle alterazioni femoro-rotulee è il dolore anteriore del ginocchio, spesso improvviso, a volte senza una causa apparente, accompagnato da una sensazione di blocco. Si manifesta frequentemente in età adolescenziale e colpisce maggiormente le donne.

Le cause sono varie, tutte determinanti un’alterazione del meccanismo di scorrimento rotuleo, con conseguente sovraccarico ed infiammazione della cartilagine articolare (condrite), causa del dolore. 

La diagnosi non è sempre immediata, soprattutto nei casi di lieve entità. Diversi protocolli diagnostici di radiologia convenzionale, risonanza magnetica (RM) e tomografia computerizzata (TC), ci aiutano a confermare la diagnosi, che resta comunque principalmente clinica.

La terapia della sindrome femoro-rotulea resta, come primo approccio, conservativa. Una buona attività fisiochinesica consente di raggiungere spesso un ottimo risultato nei casi non chirurgici. Migliora inoltre il risultato globale definitivo nei casi in cui invece si ricorra alla chirurgia, riservata a pazienti che hanno manifestato episodi di lussazione e/o che presentino chiare alterazioni anatomo-funzionali. 

Una diagnosi precisa e un trattamento adeguato determinano la soddisfazione del paziente. 

Non è sempre semplice stabilire il corretto trattamento, considerando le molteplici variabili che intervengono su questa articolazione. Nei casi di dubbia diagnosi eziologica bisogna sempre considerare un approccio conservativo di tipo fisioterapico.

Cartilagine articolare

La porzione di osso all’interno dell’articolazione è rivestita da cartilagine, una moquette di tessuto biancastro, liscia come una palla da biliardo, elastica e carente di nervi, vasi sanguigni e linfatici. 

Il suo compito è ridurre la frizione e distribuire il carico nelle distinte porzioni articolari, oltre che favorire la lubrificazione delle superfici articolari per consentire alle ossa di scivolare l’una sull’altra senza usurarsi.

Le cellule cartilaginee sono molto sensibili alle variazioni del carico che riceve la superficie articolare. Il carico e il movimento dell’articolazione favoriscono il corretto metabolismo della cartilagine, mentre il sovraccarico, l’immobilizzazione articolare prolungata o la mancanza di carico deteriorano l’articolazione. 

Le lesioni cartilaginee, a parte i traumi articolari gravi, sono conseguenza di modifiche del carico sulla superficie articolare che, se prolungate nel tempo, determinano la degenerazione del tessuto cartilagineo. 

Distinguiamo tali lesioni sulla base dell’eziologia (traumatica e degenerativa), della distribuzione (ad uno o più compartimenti articolari), dell’estensione (focale o diffusa) e della profondità (con o senza il coinvolgimento dell’osso sottostante). 

La degenerazione della cartilagine, sia essa dovuta ad un trauma importante o ad usura progressiva nel tempo, determina cambiamenti delle proprietà biologiche e meccaniche delle sue cellule, costituendo la causa principale dello sviluppo dell’artrosi.

In continua evoluzione, la ricerca nel mondo dell’ortobiologia ci permette sempre più l’utilizzo di metodiche di medicina rigenerativa e di chirurgia cellulare. 

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