Il PRP, plasma arricchito di piastrine (con o senze globuli bianchi), riduce il dolore e trofizza i tessuti. L’acido ialuronico? Efficace ma con risultati meno duraturi.

La sindrome del pianista, il gomito del tennista, il ginocchio del saltatore. Etichette fantasiose per indicare una tendinite, ovvero un’infiammazione di quei robusti nastri fibrosi che rendono stabile le articolazioni ancorando i muscoli alle strutture ossee. Prp e acido ialuronico sono le terapie più adatte per curare questi disturbi. «Si tratta di soluzioni soft non-chirurgiche – spiega il dottor Vincenzo Madonna, responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia di Humanitas Castelli a Bergamo – che nella nostra esperienza clinica vanta ottimi effetti nelle forme acute e croniche. La sigla Prp sta per Platelet-rich plasma e significa “plasma ricco di piastrine”, ovvero un potente concentrato di fattori di crescita prelevato dal sangue del paziente, in grado di stimolare la rigenerazione dei tessuti. In pratica, preleviamo un po’ di sangue dallo stesso paziente, lo sottoponiamo a una veloce doppia centrifugazione, ottenendo una concentrato da iniettare nella zona dolente. Questa infiltrazione locale aiuta il processo di guarigione, specie nella tendinite laterale del gomito, il gomito del tennista, e nella tendinopatia del rotuleo, il ginocchio del saltatore».

Due o tre infiltrazioni a distanza di 15-20 giorni l’una dall’altra aiutano a spegnere l’infiammazione da sei mesi a oltre un anno e talvolta anche di più. Dopodiché il trattamento potrà essere ripetuto.

 

E L’ACIDO IALURONICO?

Uno dei componenti fondamentali dei nostri tessuti connettivi, inclusi tendini e legamenti,  le infiltrazioni di acido ialuronico, tre ogni 10-15 giorni ciascuna, hanno dimostrato l’efficacia nel trattamento del dolore nelle patologie tendinee. «Rispetto al Prp – prosegue Vincenzo Madonna – i risultati non sono così efficaci e duraturi nel tempo»

 

PRP, SPEGNE L’INFIAMMAZIONE E RIGENERA I TESSUTI

Il plasma arricchito di piastrine e di globuli bianchi, quando si usa sui tendini, esercita una sana funzione trofica ed antiflogistica che l’acido ialuronico, invece, non è in grado di assicurare. Tra i trattamenti più innovativi, però spiccano le cellule staminali mesenchimali. «Per la verità – sottolinea il dottor Vincenzo Madonna – non si tratta di cellule staminali pure, perché ciò che utilizziamo è soltanto una parte del tessuto adiposo, chiamata frazione vascolare stromale, che contiene sì cellule staminali, ma anche una gran quantità di altre cellule rigenerative e fattori di crescita. Da diversi anni, io e il mio staff usiamo questo prodotto biologico che isoliamo dai depositi adiposi sottocutanei prelevati dal paziente stesso contestualmente alla procedura infiltrativa, per trattare le tendinopatie e persino l’artrosi non in fase avanzata. Si tratta di un fronte terapeutico senz’altro ancora giovane, ma sicuramente molto promettente».